gli garantirono un’educazione a livello elementare. Il lavoro pesante in campagna, la necessità di lottare sempre per mantenere la famiglia, furono per i membri della famiglia Sopocko una scuola di vita e di carattere.
La vita morale dei genitori, la loro pietà profonda e il loro amore influirono sulla giusta formazione spirituale di Michele e dei suoi fratelli.In famiglia si pregava insieme tutti i giorni e si andava regolarmente in chiesa che era distante 18 chilometri.
Si viaggiava con un carro trainato da un cavallo. L’atmosfera che regnava in casa Sopocko suscitò in Michele, sin dalla più tenera età, una pietà ardente e un desiderio di consacrarsi a Dio nel servizio sacerdotale.
Nel 1910 Michele Sopocko iniziò gli studi quadriennali al Seminario di Vilnius. Potè continuare gli studi grazie al sussidio assegnatogli dal rettore. Fu ordinato sacerdote il 15 giugno 1914.
Da sacerdote don Michele Sopocko fu mandato come vicario nella parrocchia di Taboryszki nei pressi di Vilnius. Tra i vari impegni, egli chiese di propria iniziativa di poter organizzare la catechesi domenicale per i giovani. Il primo anno di lavoro pastorale fu coronato dalla Prima Comunione solenne di circa 500 bambini. Nell’ estate del 1915 a Taboryszki passò il fronte della guerra tedesco-russa. Don Sopocko, nonostante i pericoli che derivavano dalle azioni belliche, continuò le funzioni religiose previste in quel periodo e partecipò pienamente alla vita dei parrocchiani.
A Taboryszki don Sopocko si impegnò nell’attività di educazione, aprendo nelle località vicine delle nuove scuole. Col passar del tempo proprio questo fu motivo di persecuzione da parte dell’autorità occupante tedesca, la quale all’inizio mostrò di essere tollerante nei confronti della sua attività, e persino la appoggiò materialmente. Più tardi le autorità iniziarono a impedire i viaggi di don Sopocko a Vilnius, poiché il sacerdote vi andava per far venire gli insegnanti e organizzare le scuole. In questo modo lo costrinsero a partire da Taboryszki.
Nel 1918 don Sopocko ottenne il permesso delle autorità ecclesiastiche di Vilnius per andare a Varsavia e continuare gli studi alla facoltà di Teologia. La malattia nonché la situazione politica in Polonia gli impedirono di iniziare gli studi. Dopo avere seguito delle cure, tornò a Varsavia per iniziare gli studi, ma l’università fu chiusa a causa delle azioni belliche. Quindi, si presentò come volontario per lavorare nella pastorale dell’esercito. Il vescovo militare dell’esercito polacco lo nominò cappellano militare e lo mandò a svolgere il ministero pastorale presso l’ospedale da campo che in quel tempo si stava organizzando a Varsavia.
Dopo un mese di lavoro in ospedale, chiese di essere trasferito al fronte. Fu diretto al Reggimento di Vilnius, iniziando l’attività pastorale tra i soldati che combattevano al fronte. Oltre al ministero sacramentale, portava aiuto ai feriti che si trovavano in condizioni difficilissime ed erano privi di cure ospedaliere.
Dopo lungo e pesante passaggio delle truppe combattenti dell’esercito, don Sopocko ebbe una ricaduta dei problemi di salute. Fu dunque inviato all’ospedale militare per una serie di cure.
La convalescenza durò alcune settimane e in quel periodo aiutò nel lavoro pastorale tra i malati. Finite le cure, gli fu assegnata la funzione di cappellano militare nel campo di addestramento per gli ufficiali a Varsavia. Tra le sue mansioni c’erano le conferenze settimanali su temi religiosi e morali per gli ufficiali e sottufficiali di varie formazioni nonché il servizio nei due ospedali militari.
Nell’ambito dei suoi corsi, don Sopocko parlava di questioni di dogmatica e di storia della Chiesa, trattava il catechismo e toccava i temi attuali che riguardavano il servizio militare. I suoi superiori apprezzarono molto la problematica religiosa e morale da lui trattata. Il Ministero della Guerra preparò un’edizione stampata di queste conferenze, consigliando alle reclute di tutte le divisioni
di prenderne conoscenza.
A ottobre 1919, nonostante la guerra, fu riaperta l’attività universitaria. Don Sopocko si iscrisse
alla sezione di teologia morale e ai corsi di diritto e filosofia. Da quel momento dovette dividere
il suo tempo tra gli studi ed il ministero pastorale nell’esercito. In più organizzava l’attività sociale. Presenziò il funzionamento di „Aiuto Fraterno ai Militari” (era il presidente di quest’organizzazione), dell’ostello militare nonché della scuola per i bambini di famiglie dei militari rimasti orfani. Nell’estate del 1920 fu testimone dei grandi eventi al fronte e subito dopo, già a Varsavia, visse la gloriosa difesa della città e la vittoria riportata sull’offensiva sovietica. A distanza di molti anni, nelle sue Memorie, don Sopocko avrebbe commentato questi eventi come un intervento straordinario della Divina Provvidenza e come segno di Misericordia per la Polonia, impetrato dalla preghiera dei fedeli che in agosto di quell’anno affluivano numerosissimi nelle chiese.
Svolgendo le mansioni di cappellano militare e studiando la teologia morale, intraprese anche degli studi supplementari presso l’Istituto Superiore di Pedagogia. Nel 1923 conseguì la laurea in teologia e si occupò maggiormente di pedagogia. I risultati delle ricerche sull’influenza negativa dell’alcool sullo sviluppo delle capacità di apprendimento nei giovani divennero una base per la tesi intitolata “ALCOOLISMO E LA GIOVENTÙ SCOLASTICA” scritta da don Sopocko alla fine degli studi nell’Istituto di Pedagogia.
Il Vescovo di Vilnius Jerzy Matulewicz, conoscendo i meriti e l’operato del cappellano, intendeva impegnarlo nel lavoro per la diocesi. All’inizio volle affidargli l’organizzazione della pastorale dei giovani che non frequentavano le scuole. Don Michele accettò la proposta del vescovo e tornò a lavorare a Vilnius.
La decisione formale arrivò nell’autunno del 1924. In forza di quella decisione don Sopocko fu nominato Direttore della Pastorale dell’Esercito nel Distretto di Vilnius e dintorni.
Il Distretto comprendeva 12 caserme nelle quali stazionavano complessivamente 10 000 soldati.
Il trasferimento di don Sopocko a Vilnius fu per lui una promozione, ma contemporaneamente gli impose lo svolgimento delle mansioni più difficili ed una maggiore responsabilità.
Don Sopocko, insieme alla conferenza dei cappellani militari, decise di organizzare delle conferenze su temi religiosi e morali in ogni divisione dell’esercito, almeno una volta ogni quindici giorni. Don Sopocko intraprese anche la missione affidatagli dal vescovo organizzando la pastorale dei giovani che non frequentavano le scuole. Invitò anche gli insegnanti a collaborare. Con il loro aiuto riuscì a fondare alcune Associazioni della Gioventù Polacca.
Nonostante i numerosi impegni legati alla pastorale, don Sopocko continuò gli studi serali alla Facoltà Teologica dell’Università di Varsavia, preparando una tesi di dottorato in teologia morale intitolata “LA FAMIGLIA NELLA LEGISLAZIONE DEI TERRITORI POLACCHI”.
La tesi di dottorato fu discussa il 1 marzo 1926. La ricerca scientifica implicava la conoscenza di lingue straniere. Iniziò dunque a studiare la lingua tedesca, l’inglese e il francese.
Da cappellano militare, don Sopocko conduceva le catechesi e gli insegnamenti anche in lingua russa, destando grande interesse tra i fedeli.
Dopo avere conseguito il dottorato, intendeva preparare un’altra ricerca, come tesi di abilitazione. Negli anni 1927 e 1928, pur continuando a svolgere le funzioni di direttore della pastorale del Distretto Militare, ricevette altre mansioni molto importanti e di grande responsabilità.
Divenne padre spirituale del seminario e Direttore della Cattedra di Teologia Pastorale all’Università di Vilnius. I nuovi doveri lo costrinsero a ritirarsi gradualmente dal lavoro pastorale nell’esercito.
Come padre spirituale, nel seminario svolgeva anche la funzione di moderatore della Solidarietà Mariana, del Circolo Eucaristico, del Terz’Ordine Francescano e del Circolo dei Seminaristi nell’Unione Missionaria del Clero. Un altro ministero svolto da don Sopocko durante tutto il periodo di soggiorno a Vilnius fu quello di confessore delle suore religiose.
Dopo essere stato parzialmente esonerato dalla pastorale militare, accanto alle funzioni di padre spirituale nel seminario, don Sopocko si occupava di conferenze e di lavoro scientifico. Siccome all’epoca mancavano manuali adeguati, lui stesso elaborò dei materiali per le materie che insegnava e li raccolse sotto forma di dispense universitarie. Questi materiali, copiati dagli studenti, per lunghi anni costituirono un valido sussidio per lo studio. Le ricerche scientifiche di don Sopocko erano collegate principalmente con l’abilitazione e riguardavano questioni di educazione e formazione spirituale. Per raccogliere i materiali indispensabili per il lavoro intrapreso, nell’ estate del 1930 si recò in viaggio girando varie biblioteche dei paesi dell’Europa Occidentale.
Questo viaggio fu molto fruttuoso per don Sopocko sia dal punto di vista scientifico che religioso, poiché visitava contemporaneamente i luoghi di culto e importanti centri della vita religiosa. Preparava il lavoro di abilitazione e oltre a ciò scriveva articoli scientifici e divulgativi sulla teologia pastorale, articoli per l’enciclopedia ecclesiastica, teneva delle conferenze scientifiche e si occupava di pubblicistica. Essendo sempre più impegnato nella ricerca scientifica, chiese al Vescovo Militare e all’Arcivescovo di essere esonerato dalla funzione di cappellano militare e dalla funzione di padre spirituale. Anche se il loro assenso non fu immediato, successivamente fu esonerato da quei ministeri.
Dal settembre 1932 don Sopocko abitò presso le Suore della Visitazione dove poté finire tranquillamente di scrivere la sua ricerca di abilitazione intitolata: “OBIETTIVO, OGGETTO
E SOGGETTO DELL’EDUCAZIONE SPIRITUALE SECONDO M. LECZYCKI”. L’abilitazione
avvenne il 15 maggio 1934.
Dopo l’abilitazione, il Ministero delle Confessioni Religiose e dell’Educazione Pubblica lo nominò docente dell’Università di Varsavia e successivamente fu trasferito alla Cattedra di Teologia Pastorale dell’Università Stefan Batory in Vilnius.
Don Sopocko dal 1932 fu confessore delle suore della Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia che in quel tempo avevano la loro casa religiosa in Vilnius. Qui incontrò Suor Faustina Kowalska, la quale nel maggio dell’anno 1933, dopo essere arrivata a Vilnius, divenne una delle sue penitenti (vedi Ricordi). Questo incontro si rivelò essenziale per tutta la sua vita e la sua futura missione. In Suor Faustina egli incontrò una grande devozione alla Divina Misericordia. La stessa Misericordia che anche lui sperimentò varie volte nella sua vita glorificando Dio.
Suor Faustina, avendo trovato in don Sopocko un perspicace confessore e direttore spirituale, iniziò a parlargli sempre più spesso delle sue esperienze interiori collegate alle apparizioni del Salvatore Misericordiosissimo.
A causa della mancanza di tempo le ordinò di descrivere in un quaderno le sue esperienze interiori. Quando aveva un po’ di tempo libero, sfogliava le pagine scritte da lei. In questo modo nacque il Diario di Suor Faustina.
Suor Faustina, riferendosi alle apparizioni del Salvatore che aveva avuto prima di venire a Vilnius e dopo il suo arrivo, informò don Sopocko delle richieste ricevute dal Signore Gesù.
Si trattava di dipingere un’immagine del Salvatore Misericordiosissimo, di intraprendere le azioni affinché fosse istituita la festa della Divina Misericordia, la prima domenica dopo la Pasqua e di fondare una nuova Congregazione Religiosa. La Divina Provvidenza aveva destinato la realizzazione di queste richieste a Don Sopocko.
Nel marzo del 1934, don Sopocko si recò in pellegrinaggio in Terra Santa. La visita in Terra Santa fu per lui un’esperienza importante, come racconta nelle sue Memorie e nelle relazioni lasciate in varie pubblicazioni.
Nel luglio del 1934 don Sopocko divenne Rettore della Chiesa San Michele in Vilnius. Questo evento fu di grande importanza negli anni a venire. Proprio in quella chiesa, il 4 aprile 1937 fu benedetta e collocata, su richiesta espressa dal Signore Gesù, la prima immagine di Gesù Misericordioso.
Suor Faustina partì da Vilnius nel marzo del 1936. Don Sopocko rimase in contatto epistolare con Suor Faustina e andava a trovarla a Cracovia, realizzando l’opera affidata anche a lui, quella di far conoscere nel mondo il mistero della Divina Misericordia.
Basandosi sul magistero della Chiesa, cercava delle motivazioni teologiche relative all’esistenza dell’attributo della misericordia in Dio e cercava i fondamenti per istituire la festa della Misericordia, come richiesto nelle apparizioni. In alcuni articoli pubblicati sulle riviste teologiche presentò i risultati delle sue ricerche nonché l’argomentazione a favore dell’istituzione di tale festa. Pubblicò anche alcune ricerche sull’idea della Divina Misericordia.
Nel giugno del 1936 pubblicò a Vilnius il primo opuscolo “Misericordia di Dio” con l’immagine del Salvatore Misericordiosissimo in copertina. La pubblicazione fu inviata a tutti i Vescovi riuniti alla Conferenza Episcopale a Czestochowa. Tuttavia, non ricevette nessuna risposta. Il secondo opuscolo intitolato “Misericordia di Dio nella liturgia” fu pubblicato in Poznan nel 1937.
Alla fine del 1937, lo stato di salute di Suor Faustina peggiorò in un modo significativo.
Don Sopocko andò a trovarla a Cracovia nei primi giorni di settembre 1938, quando Suor Faustina stava già in fin di vita.
Nell’autunno del 1944 nonostante condizioni di vita molto difficili, l’arcivescovo Jalbrzykowski ordinò di iniziare i corsi al seminario. Dopo due anni di vita clandestina, don Sopocko tornò a Vilnius e iniziò a svolgere le mansioni che gli furono affidate. Ogni domenica, insieme a professori ed alunni, andava per le parrocchie circostanti e raccoglieva nelle campagne le offerte in prodotti agricoli che garantivano i mezzi di sussistenza agli studenti del semiario.
Don Sopocko svolgeva l’attività pastorale anche fuori Vilnius, cogliendo l’occasione per poter predicare il messaggio della Divina Misericordia. Le autorità della repubblica, nonostante l’atteggiamento antireligioso, all’inizio tolleravano l’attività pastorale dei sacerdoti. Tuttavia, man mano iniziarono a limitare il loro lavoro, specialmente la catechesi dei giovani e dei bambini. Anche se gli incontri erano clandestini, le notizie giungevano alle autorità. Don Sopocko fu convocato in commissariato. Si presentò un reale pericolo di gravi sanzioni nei suoi confronti, compresa l’eventuale deportazione in Siberia.
Contemporaneamente, nel luglio del 1947, l’arcivescovo R. Jalbrzykowski che era già a Bialystok, lo chiamò in modo provvidenziale a lavorare in Polonia. Decise quindi di partire da Vilnius al più presto, tanto più che stava per finire il periodo di transizione previsto per il rimpatrio dei polacchi che abitavano nel territorio della Lituania.
Prima della partenza, illudendosi di partire da Vilnius soltanto per breve tempo, visitò la cappella della Madre di Misericordia al Santuario di Porta dell'Aurora e alla fine di agosto del 1947, partì per Bialystok. Fu l’ultimo viaggio per la popolazione polacca che si recava in Polonia.
Giunto a Bialystok, don Sopocko si presentò davanti all’arcivescovo Jalbrzykowski per ricevere da lui le nuove mansioni Verso la fine di settembre del 1947, passò alcuni giorni a Myslibòrz, dove Jadwiga Osinska e Izabela Naborowska (le prime madri della Congregazione fondata da don Sopocko) erano agli inizi dell’organizzazione della vita religiosa comunitaria.
Fu il primo incontro con le Suore dopo la partenza da Vilnius. Da allora era rimasto continuamente in contatto con le Suore, dando loro dei consigli e appoggiandole spiritualmente. In generale, curava lo sviluppo della nuova Congregazione.
In ottobre iniziarono i corsi nel seminario. Don Sopocko conduceva gli stessi corsi di prima: catechesi, pedagogia, psicologia e storia del pensiero filosofico. Il lavoro e la presenza di don Sopocko al seminario non si limitava soltanto ai corsi. Fu anche confessore degli alunni. Molte volte, su richiesta del padre spirituale, conduceva dei ritiri spirituali per gli alunni.
Svolgeva numerose attività pastorali, religiose, sociali e didattiche. Una parte importante del suo lavoro fu l’attività di promozione della sobrietà nella società.
Il lavoro che lo impegnò di più e gli era particolarmente caro, fu l’opera di divulgazione del culto della Divina Misericordia. Fu fedele a quest’opera fino alla fine. Non si stancava nonostante le difficoltà da parte delle autorità ecclasistiche, molto prudenti nei confronti del culto che non trovava approvazione a causa delle numerose irregolarità nello sviluppo popolare e spontaneo della devozione e a causa di varie pubblicazioni che non sempre presentavano il messaggio della Divina Misericordia in maniera corretta. Don Sopocko instancabilmente correggeva gli errori e forniva le basi del culto dandone delle spiegazioni teologiche esaurienti.
Come a Vilnius, anche a Bialystok, don Sopocko fu confessore delle Suore. Confessava tra l’altro
le Suore della Congregazione delle Missionarie della Sacra Famiglia che all’epoca avevano la loro casa in via Poleska. Frequentandole intravvide la possibilità di allargare il ministero agli abitanti della zona. Grazie ai suoi sforzi, il 27 novembre 1957, nel giorno della solennità di Cristo Re, presso la casa delle Suore fu benedetta la cappella dedicata alla Sacra Famiglia.
Da pensionato, si stabilì presso le Suore, dove fino alla fine della vita si occupò del servizio pastorale per gli abitanti dei dintorni. La personalità sacerdotale di don Sopocko fu molto ricca.
La sua spiritualità e l’autorità che risultavano dalle straordinarie esperienze della sua vita, unite alla grande umiltà e al suo esempio personale, attiravano molti fedeli. Attualmente in questa casa si trova la stanza commemorativa di don Sopocko e la casa religiosa della Congregazione delle Suore di Gesù Misericordioso.
Verso la fine degli anni 50, don Sopocko intraprese l’iniziativa di costruire una chiesa, questa volta a Bialystok. Arrivò a comprare il terreno insieme alla casa, coprendo quasi la metà dei costi con i propri risparmi. Don Sopocko contava di realizzare i piani iniziati già a Vilnius, sperando di poter costruire il santuario dedicato alla Divina Misericordia. Anche questa volta fu costretto a rassegnarsi accettando il fallimento dei suoi progetti.
Don Sopocko, durante il ritiro spirituale per sacerdoti che conduceva nel 1958, ebbe una lesione del nervo facciale. Da allora, parlare ad alta voce davanti a un’auditorio grande, fu per lui una fatica che gli richiedeva molte forze. Anche l’incidente stradale di cui fu vittima a Zakopane, nel mese di febbraio del 1962, mentre partecipava al convegno dei professori di teologia pastorale, lasciò un segno sulla sua salute. In questa situazione fu costretto a andare in pensione.
Don Sopocko fu colto di sorpresa dalla pensione arrivata all’improvviso. Sempre talmente attivo, impegnato in varie attività, per la prima volta nella vita, ad eccezione del periodo in cui si nascondeva a Czarny Bór, aveva tempo illimitato a propria disposizione.
Svolgendo il ministero sacerdotale nella cappellina in via Poleska, ultimò le sue ricerche sul messaggio della Divina Misericordia. Poco tempo dopo, quando cambiò il clima che circondava il culto si dedicò al lavoro con rinnovato entusiasmo.
Avendo più tempo, si occupò di elaborare una ricerca scientifica per approfondire il messaggio della Divina Misericordia. Aveva a disposizione molto materiale raccolto prima, le ricerche già iniziate e delle nuove riflessioni. Si mise seriamente a scrivere. In effetti, preparò una serie di opere, tra le quali un posto particolare occupa il lavoro pubblicato in quattro volumi: “MISERICORDIA DI DIO NELLE SUE OPERE” (vedi frammenti della pubblicazione). Quest’opera fu tradotta in inglese e pubblicata – grazie alla generosità delle persone che avevano a cuore il messaggio della Divina Misericordia e vivevano in Occidente. Il primo volume in lingua polacca uscì a Londra nel 1959 e gli altri tre volumi a Parigi, negli anni 60.
Una circostanza importante che aumentò l’impegno di don Sopocko, fu lo sviluppo costante del culto della Divina Misericordia e l’interesse dei teologi dimostrato verso questo messaggio Uno stimolo essenziale che incoraggiava il lavoro missionario a favore della Divina Misericordia, fu l’apertura, nel 1965, del processo di informazione su Suor Faustina Kowalska, iniziato dall’arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla. Don Sopocko fu impegnato in questo processo in qualità di testimone.
Don Sopocko giunse al giublieo dei 50 e 60 anni di sacerdozio.
Durante le solennità organizzate in occasione di questi anniversari, i discorsi del festeggiato stesso furono i più edificanti. L’anziano sacerdote, logorato dal peso degli anni e dalle fatiche della vita, nonché da dolorose esperienze interiori, avvicinandosi al crepuscolo della vita, nel discorso più breve tra tutti i discorsi pronunciati quel giorno, prima espresse una profonda gratitudine a Dio per il dono del sacerdozio, e poi confessò con grande umiltà di non essere sempre stato fedele, nella sua lunga vita sacerdotale, alle mansioni che gli furono assegnate, e per questo desiderava chiedere perdono a Dio. Nello stesso tempo chiese a tutti i presenti di pregare Dio, affinché nella sua Misericordia volesse perdonargli le sue mancanze.
Secondo il parere di molti partecipanti, questa solennità fu un premio morale, arrivato con forte ritardo, nei confronti di quel sacerdote meritevole davanti a Dio, soprattutto per quanto riguardava l’opera di divulgazione del culto della Divina Misericordia.
L’unico segno di riconoscimento dei suoi numerosi meriti per la Chiesa e per la diocesi di Bialystok, fu la nomina di don Sopocko come canonico del Capitolo della Basilica Metropolitana. Questo avvenne verso la fine della sua vita, nel 1972.
Don Sopocko, in tutta la sua vita, fu uomo d’azione fondata su una solida base spirituale.
Quando l’efficienza fisica iniziò a mancare e giunsero vari malesseri, la sfera dello spirito divenne il terreno principale del suo impegno nel servizio Divino.
Le citazioni di varie letture che annotò nelle sue MEMORIE dimostrano che proprio in questo modo comprendeva il suo ultimo ministero:
"Bisogna trattare la vecchiaia come una chiamata all’amore più grande verso Dio e il prossimo. Dio nei confronti degli anziani ha dei nuovi disegni di approfondimento dell’uomo, attraverso la rivelazione a lui della propria vita interiore faccia a faccia. L’unico atto efficace di cui siamo capaci è la preghiera. In questo stato di passività attiva tutto si sta preparando, tutto si sta decidendo tutto si sta elaborando. Il Cielo sarà una recità del PADRE NOSTRO".
Da sacerdote don Michele Sopocko fu mandato come vicario nella parrocchia di Taboryszki nei pressi di Vilnius. Tra i vari impegni, egli chiese di propria iniziativa di poter organizzare la catechesi domenicale per i giovani. Il primo anno di lavoro pastorale fu coronato dalla Prima Comunione solenne di circa 500 bambini. Nell’ estate del 1915 a Taboryszki passò il fronte della guerra tedesco-russa. Don Sopocko, nonostante i pericoli che derivavano dalle azioni belliche, continuò le funzioni religiose previste in quel periodo e partecipò pienamente alla vita dei parrocchiani.
A Taboryszki don Sopocko si impegnò nell’attività di educazione, aprendo nelle località vicine delle nuove scuole. Col passar del tempo proprio questo fu motivo di persecuzione da parte dell’autorità occupante tedesca, la quale all’inizio mostrò di essere tollerante nei confronti della sua attività, e persino la appoggiò materialmente. Più tardi le autorità iniziarono a impedire i viaggi di don Sopocko a Vilnius, poiché il sacerdote vi andava per far venire gli insegnanti e organizzare le scuole. In questo modo lo costrinsero a partire da Taboryszki.
Nel 1918 don Sopocko ottenne il permesso delle autorità ecclesiastiche di Vilnius per andare a Varsavia e continuare gli studi alla facoltà di Teologia. La malattia nonché la situazione politica in Polonia gli impedirono di iniziare gli studi. Dopo avere seguito delle cure, tornò a Varsavia per iniziare gli studi, ma l’università fu chiusa a causa delle azioni belliche. Quindi, si presentò come volontario per lavorare nella pastorale dell’esercito. Il vescovo militare dell’esercito polacco lo nominò cappellano militare e lo mandò a svolgere il ministero pastorale presso l’ospedale da campo che in quel tempo si stava organizzando a Varsavia.
Dopo un mese di lavoro in ospedale, chiese di essere trasferito al fronte. Fu diretto al Reggimento di Vilnius, iniziando l’attività pastorale tra i soldati che combattevano al fronte. Oltre al ministero sacramentale, portava aiuto ai feriti che si trovavano in condizioni difficilissime ed erano privi di cure ospedaliere.
Dopo lungo e pesante passaggio delle truppe combattenti dell’esercito, don Sopocko ebbe una ricaduta dei problemi di salute. Fu dunque inviato all’ospedale militare per una serie di cure.
La convalescenza durò alcune settimane e in quel periodo aiutò nel lavoro pastorale tra i malati. Finite le cure, gli fu assegnata la funzione di cappellano militare nel campo di addestramento per gli ufficiali a Varsavia. Tra le sue mansioni c’erano le conferenze settimanali su temi religiosi e morali per gli ufficiali e sottufficiali di varie formazioni nonché il servizio nei due ospedali militari.
Nell’ambito dei suoi corsi, don Sopocko parlava di questioni di dogmatica e di storia della Chiesa, trattava il catechismo e toccava i temi attuali che riguardavano il servizio militare. I suoi superiori apprezzarono molto la problematica religiosa e morale da lui trattata. Il Ministero della Guerra preparò un’edizione stampata di queste conferenze, consigliando alle reclute di tutte le divisioni
di prenderne conoscenza.
A ottobre 1919, nonostante la guerra, fu riaperta l’attività universitaria. Don Sopocko si iscrisse
alla sezione di teologia morale e ai corsi di diritto e filosofia. Da quel momento dovette dividere
il suo tempo tra gli studi ed il ministero pastorale nell’esercito. In più organizzava l’attività sociale. Presenziò il funzionamento di „Aiuto Fraterno ai Militari” (era il presidente di quest’organizzazione), dell’ostello militare nonché della scuola per i bambini di famiglie dei militari rimasti orfani. Nell’estate del 1920 fu testimone dei grandi eventi al fronte e subito dopo, già a Varsavia, visse la gloriosa difesa della città e la vittoria riportata sull’offensiva sovietica. A distanza di molti anni, nelle sue Memorie, don Sopocko avrebbe commentato questi eventi come un intervento straordinario della Divina Provvidenza e come segno di Misericordia per la Polonia, impetrato dalla preghiera dei fedeli che in agosto di quell’anno affluivano numerosissimi nelle chiese.
Svolgendo le mansioni di cappellano militare e studiando la teologia morale, intraprese anche degli studi supplementari presso l’Istituto Superiore di Pedagogia. Nel 1923 conseguì la laurea in teologia e si occupò maggiormente di pedagogia. I risultati delle ricerche sull’influenza negativa dell’alcool sullo sviluppo delle capacità di apprendimento nei giovani divennero una base per la tesi intitolata “ALCOOLISMO E LA GIOVENTÙ SCOLASTICA” scritta da don Sopocko alla fine degli studi nell’Istituto di Pedagogia.
Il Vescovo di Vilnius Jerzy Matulewicz, conoscendo i meriti e l’operato del cappellano, intendeva impegnarlo nel lavoro per la diocesi. All’inizio volle affidargli l’organizzazione della pastorale dei giovani che non frequentavano le scuole. Don Michele accettò la proposta del vescovo e tornò a lavorare a Vilnius.
La decisione formale arrivò nell’autunno del 1924. In forza di quella decisione don Sopocko fu nominato Direttore della Pastorale dell’Esercito nel Distretto di Vilnius e dintorni.
Il Distretto comprendeva 12 caserme nelle quali stazionavano complessivamente 10 000 soldati.
Il trasferimento di don Sopocko a Vilnius fu per lui una promozione, ma contemporaneamente gli impose lo svolgimento delle mansioni più difficili ed una maggiore responsabilità.
Don Sopocko, insieme alla conferenza dei cappellani militari, decise di organizzare delle conferenze su temi religiosi e morali in ogni divisione dell’esercito, almeno una volta ogni quindici giorni. Don Sopocko intraprese anche la missione affidatagli dal vescovo organizzando la pastorale dei giovani che non frequentavano le scuole. Invitò anche gli insegnanti a collaborare. Con il loro aiuto riuscì a fondare alcune Associazioni della Gioventù Polacca.
Nonostante i numerosi impegni legati alla pastorale, don Sopocko continuò gli studi serali alla Facoltà Teologica dell’Università di Varsavia, preparando una tesi di dottorato in teologia morale intitolata “LA FAMIGLIA NELLA LEGISLAZIONE DEI TERRITORI POLACCHI”.
La tesi di dottorato fu discussa il 1 marzo 1926. La ricerca scientifica implicava la conoscenza di lingue straniere. Iniziò dunque a studiare la lingua tedesca, l’inglese e il francese.
Da cappellano militare, don Sopocko conduceva le catechesi e gli insegnamenti anche in lingua russa, destando grande interesse tra i fedeli.
Dopo avere conseguito il dottorato, intendeva preparare un’altra ricerca, come tesi di abilitazione. Negli anni 1927 e 1928, pur continuando a svolgere le funzioni di direttore della pastorale del Distretto Militare, ricevette altre mansioni molto importanti e di grande responsabilità.
Divenne padre spirituale del seminario e Direttore della Cattedra di Teologia Pastorale all’Università di Vilnius. I nuovi doveri lo costrinsero a ritirarsi gradualmente dal lavoro pastorale nell’esercito.
Come padre spirituale, nel seminario svolgeva anche la funzione di moderatore della Solidarietà Mariana, del Circolo Eucaristico, del Terz’Ordine Francescano e del Circolo dei Seminaristi nell’Unione Missionaria del Clero. Un altro ministero svolto da don Sopocko durante tutto il periodo di soggiorno a Vilnius fu quello di confessore delle suore religiose.
Dopo essere stato parzialmente esonerato dalla pastorale militare, accanto alle funzioni di padre spirituale nel seminario, don Sopocko si occupava di conferenze e di lavoro scientifico. Siccome all’epoca mancavano manuali adeguati, lui stesso elaborò dei materiali per le materie che insegnava e li raccolse sotto forma di dispense universitarie. Questi materiali, copiati dagli studenti, per lunghi anni costituirono un valido sussidio per lo studio. Le ricerche scientifiche di don Sopocko erano collegate principalmente con l’abilitazione e riguardavano questioni di educazione e formazione spirituale. Per raccogliere i materiali indispensabili per il lavoro intrapreso, nell’ estate del 1930 si recò in viaggio girando varie biblioteche dei paesi dell’Europa Occidentale.
Questo viaggio fu molto fruttuoso per don Sopocko sia dal punto di vista scientifico che religioso, poiché visitava contemporaneamente i luoghi di culto e importanti centri della vita religiosa. Preparava il lavoro di abilitazione e oltre a ciò scriveva articoli scientifici e divulgativi sulla teologia pastorale, articoli per l’enciclopedia ecclesiastica, teneva delle conferenze scientifiche e si occupava di pubblicistica. Essendo sempre più impegnato nella ricerca scientifica, chiese al Vescovo Militare e all’Arcivescovo di essere esonerato dalla funzione di cappellano militare e dalla funzione di padre spirituale. Anche se il loro assenso non fu immediato, successivamente fu esonerato da quei ministeri.
Dal settembre 1932 don Sopocko abitò presso le Suore della Visitazione dove poté finire tranquillamente di scrivere la sua ricerca di abilitazione intitolata: “OBIETTIVO, OGGETTO
E SOGGETTO DELL’EDUCAZIONE SPIRITUALE SECONDO M. LECZYCKI”. L’abilitazione
avvenne il 15 maggio 1934.
Dopo l’abilitazione, il Ministero delle Confessioni Religiose e dell’Educazione Pubblica lo nominò docente dell’Università di Varsavia e successivamente fu trasferito alla Cattedra di Teologia Pastorale dell’Università Stefan Batory in Vilnius.
Don Sopocko dal 1932 fu confessore delle suore della Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia che in quel tempo avevano la loro casa religiosa in Vilnius. Qui incontrò Suor Faustina Kowalska, la quale nel maggio dell’anno 1933, dopo essere arrivata a Vilnius, divenne una delle sue penitenti (vedi Ricordi). Questo incontro si rivelò essenziale per tutta la sua vita e la sua futura missione. In Suor Faustina egli incontrò una grande devozione alla Divina Misericordia. La stessa Misericordia che anche lui sperimentò varie volte nella sua vita glorificando Dio.
Suor Faustina, avendo trovato in don Sopocko un perspicace confessore e direttore spirituale, iniziò a parlargli sempre più spesso delle sue esperienze interiori collegate alle apparizioni del Salvatore Misericordiosissimo.
A causa della mancanza di tempo le ordinò di descrivere in un quaderno le sue esperienze interiori. Quando aveva un po’ di tempo libero, sfogliava le pagine scritte da lei. In questo modo nacque il Diario di Suor Faustina.
Suor Faustina, riferendosi alle apparizioni del Salvatore che aveva avuto prima di venire a Vilnius e dopo il suo arrivo, informò don Sopocko delle richieste ricevute dal Signore Gesù.
Si trattava di dipingere un’immagine del Salvatore Misericordiosissimo, di intraprendere le azioni affinché fosse istituita la festa della Divina Misericordia, la prima domenica dopo la Pasqua e di fondare una nuova Congregazione Religiosa. La Divina Provvidenza aveva destinato la realizzazione di queste richieste a Don Sopocko.
Nel marzo del 1934, don Sopocko si recò in pellegrinaggio in Terra Santa. La visita in Terra Santa fu per lui un’esperienza importante, come racconta nelle sue Memorie e nelle relazioni lasciate in varie pubblicazioni.
Nel luglio del 1934 don Sopocko divenne Rettore della Chiesa San Michele in Vilnius. Questo evento fu di grande importanza negli anni a venire. Proprio in quella chiesa, il 4 aprile 1937 fu benedetta e collocata, su richiesta espressa dal Signore Gesù, la prima immagine di Gesù Misericordioso.
Suor Faustina partì da Vilnius nel marzo del 1936. Don Sopocko rimase in contatto epistolare con Suor Faustina e andava a trovarla a Cracovia, realizzando l’opera affidata anche a lui, quella di far conoscere nel mondo il mistero della Divina Misericordia.
Basandosi sul magistero della Chiesa, cercava delle motivazioni teologiche relative all’esistenza dell’attributo della misericordia in Dio e cercava i fondamenti per istituire la festa della Misericordia, come richiesto nelle apparizioni. In alcuni articoli pubblicati sulle riviste teologiche presentò i risultati delle sue ricerche nonché l’argomentazione a favore dell’istituzione di tale festa. Pubblicò anche alcune ricerche sull’idea della Divina Misericordia.
Nel giugno del 1936 pubblicò a Vilnius il primo opuscolo “Misericordia di Dio” con l’immagine del Salvatore Misericordiosissimo in copertina. La pubblicazione fu inviata a tutti i Vescovi riuniti alla Conferenza Episcopale a Czestochowa. Tuttavia, non ricevette nessuna risposta. Il secondo opuscolo intitolato “Misericordia di Dio nella liturgia” fu pubblicato in Poznan nel 1937.
Alla fine del 1937, lo stato di salute di Suor Faustina peggiorò in un modo significativo.
Don Sopocko andò a trovarla a Cracovia nei primi giorni di settembre 1938, quando Suor Faustina stava già in fin di vita.
Suor Faustina morì il 5 ottobre 1938.
Scoppiata la guerra, a settembre 1939, don Sopocko decise di non celare più la faccenda delle apparizioni di Suor Faustina, convinto che la tragedia e gli eventi collegati alla guerra furono una conferma iniziale dei messaggi trasmessi nelle apparizioni.
L’idea della Divina Misericordia era legata anche alla costruzione dell’omonima chiesa in Vilnius. Nel 1938 fu istituito il comitato di costruzione della chiesa che ben presto ebbe l’approvazione dell’Ufficio del Voivodato e dell’Arcivescovo R. Jalbrzykowski.
Scoppiata la guerra, Vilnius fu occupata dalle truppe dell’Armata Sovietica. La nuova situazione politica interruppe le attività intraprese e successivamente le fermò in modo definitivo.
I materiali edili raccolti per la chiesa furono saccheggiati dall’esercito sovietico. Andarono perduti anche i fondi destinati alla costruzione della chiesa che erano stati depositati nelle banche. Don Sopocko, ancora nel 1940, cercò di ottenere presso le autorità dell’occupante il permesso di costruire almeno una cappelletta senza, però, alcun risultato.
La situazione difficile creatasi durante la guerra si allargava sempre di più in Europa coinvolgendo numerose nazioni e il male dilagava insieme alla guerra. Questi fatti rafforzavano ancora di più il convincimento di don Sopocko sulla necessità della Misericordia Divina per il mondo. Iniziò dunque a predicare l’idea della Divina Misericordia in un modo ancor più convincente, vedendo in essa la salvezza per il mondo. I parroci di Vilnius e dei dintorni lo invitavano alle conferenze. Durante la Quaresima, nella cattedrale di Vilnius, durante le funzioni sulla Passione del Signore pronunciò delle omelie sulla Misericordia di Dio. Grandi folle di fedeli venivano ad ascoltarlo e queste omelie suscitarono un vasto eco in tutta la città.
In quel periodo don Sopocko iniziò anche a elaborare il trattato sull’idea della Divina Misericordia e sulla necessità di instaurare una festa in suo onore: “DE MISERICORDIA DEI DEQUE EIUSDEM FESTO INSTITUENDO”. Ancor prima della guerra, il cardinale August Hlond lo invitò a farlo dopo che don Sopocko gli presentò le sue ricerche scientifiche sulla Misericordia di Dio. Intanto, nel giugno del 1940, la Lituania fu nuovamente occupata dall’Armata Sovietica, e dopo un mese, inclusa nell’Unione Sovietica come sua quindicesima repubblica. Don Sopocko fu costretto ad interrompere gli incontri dei gruppi organizzati di cui si occupava. Fu privato anche della possibilità di pubblicare il trattato sulla Divina Misericordia.
Lo aiutò Jadwiga Osiñska, la quale, conoscendo la filologia classica, si occupava della parte linguistica del trattato. Di nascosto, con l’aiuto di alcuni conoscenti, iniziò a copiare il trattato con una macchina ciclostilo. Poi distribuì gli esemplari del trattato alle persone che avevano la possibilità di partire da Vilnius. In questo modo l’opera di don Sopocko giunse in varie nazioni, e soprattutto ai vescovi dell’Europa Occidentale e di tutto il mondo.
Don Sopocko, a causa della predicazione dell’idea della Divina Misericordia e a causa della divulgazione del suo culto, fu ricercato dalla Gestapo. Avvertito da un’impiegata dell’ufficio anagrafe, riuscì a sfuggire e non fu arrestato. Per maggiore sicurezza partì da Vilnius. Passato il pericolo che incombeva su di lui, tornò a Vilnius e iniziò i corsi nel seminario, dove – nonostante condizioni materiali disastrose – iniziò il nuovo anno accademico 1940/41.
Si stabilì nuovamente presso la chiesa San Michele dove già precedentemente fu collocata l’immagine di Gesù Misericordioso, circondata da una crescente venerazione di fedeli.
Il 22 giugno 1941 scoppiò la guerra tra la Germania e l’Unione Sovietica. Vilnius si trovò sotto l’occupazione tedesca. Una persecuzione particolarmente grave toccò gli ebrei. Don Sopocko ancor prima della guerra si occupava di catechesi degli ebrei che cercavano aiuto presso la Chiesa e li preparava al battesimo. Frutto di questi sforzi fu il battesimo di circa 65 persone.
Don Sopocko aiutava gli ebrei sia materialmente che spiritualmente. Aiutare gli ebrei significava esporsi a conseguenze gravissime, anche alla pena di morte. La Gestapo trovò delle tracce della sua attività e lo arrestò per alcuni giorni.
Alla fine del 1941 i tedeschi aumentarono il terrore dell’occupazione. L’ultima domenica di Avvento, a causa di una presunta epidemia, chiusero tutte le chiese di Vilnius per poi proseguire arrestando i sacerdoti. Il 3 marzo 1942 i tedeschi intrapresero un’azione generale contro il clero. Arrestarono i professori e gli alunni del seminario e quasi tutti i sacerdoti che lavoravano a Vilnius. Quando furono arrestati i sacerdoti del seminario, la Gestapo preparò un appostamento anche a casa di don Sopocko. Avvertito dalla sua inserviente, giunse in Curia Arcivescovile per informare l’arcivescovo del pericolo imminente. Chiese l’esenzione dai corsi in seminario e la benedizione prevedendo le persecuzioni e un periodo di clandestinità.
Partì da Vilnius e si recò nel convento delle Suore Orsoline che si trovava a Czarny Bór.
Le Suore lo aiutarono, sistemandolo in una casa in affitto al limite del bosco. La Gestapo lo ricercava in tutta la Lituania, chiedendo sue notizie soprattutto tra i sacerdoti e presso le case canoniche. Qualche tempo dopo, fu arrestato e internato a Mariampol anche l’arcivescovo R. Jalbrzykowski.
Tramite persone fidatissime, ricevette una carta d’identità rilasciata a nome di Waclaw Rodziewicz. Da allora passò per un falegname, facendo dei piccoli lavori e dei mobili per la gente del posto. Ogni mattina presto celebrava la Messa e nel corso della giornata aveva molto tempo per pregare e riflettere. Con intervalli di alcune settimane, si recava nella casa delle Suore a Czarny Bór per la confessione. In più, si occupava di ricerca scientifica, in base alla letteratura fornita da Osinska e le sue compagne.Scoppiata la guerra, a settembre 1939, don Sopocko decise di non celare più la faccenda delle apparizioni di Suor Faustina, convinto che la tragedia e gli eventi collegati alla guerra furono una conferma iniziale dei messaggi trasmessi nelle apparizioni.
L’idea della Divina Misericordia era legata anche alla costruzione dell’omonima chiesa in Vilnius. Nel 1938 fu istituito il comitato di costruzione della chiesa che ben presto ebbe l’approvazione dell’Ufficio del Voivodato e dell’Arcivescovo R. Jalbrzykowski.
Scoppiata la guerra, Vilnius fu occupata dalle truppe dell’Armata Sovietica. La nuova situazione politica interruppe le attività intraprese e successivamente le fermò in modo definitivo.
I materiali edili raccolti per la chiesa furono saccheggiati dall’esercito sovietico. Andarono perduti anche i fondi destinati alla costruzione della chiesa che erano stati depositati nelle banche. Don Sopocko, ancora nel 1940, cercò di ottenere presso le autorità dell’occupante il permesso di costruire almeno una cappelletta senza, però, alcun risultato.
La situazione difficile creatasi durante la guerra si allargava sempre di più in Europa coinvolgendo numerose nazioni e il male dilagava insieme alla guerra. Questi fatti rafforzavano ancora di più il convincimento di don Sopocko sulla necessità della Misericordia Divina per il mondo. Iniziò dunque a predicare l’idea della Divina Misericordia in un modo ancor più convincente, vedendo in essa la salvezza per il mondo. I parroci di Vilnius e dei dintorni lo invitavano alle conferenze. Durante la Quaresima, nella cattedrale di Vilnius, durante le funzioni sulla Passione del Signore pronunciò delle omelie sulla Misericordia di Dio. Grandi folle di fedeli venivano ad ascoltarlo e queste omelie suscitarono un vasto eco in tutta la città.
In quel periodo don Sopocko iniziò anche a elaborare il trattato sull’idea della Divina Misericordia e sulla necessità di instaurare una festa in suo onore: “DE MISERICORDIA DEI DEQUE EIUSDEM FESTO INSTITUENDO”. Ancor prima della guerra, il cardinale August Hlond lo invitò a farlo dopo che don Sopocko gli presentò le sue ricerche scientifiche sulla Misericordia di Dio. Intanto, nel giugno del 1940, la Lituania fu nuovamente occupata dall’Armata Sovietica, e dopo un mese, inclusa nell’Unione Sovietica come sua quindicesima repubblica. Don Sopocko fu costretto ad interrompere gli incontri dei gruppi organizzati di cui si occupava. Fu privato anche della possibilità di pubblicare il trattato sulla Divina Misericordia.
Lo aiutò Jadwiga Osiñska, la quale, conoscendo la filologia classica, si occupava della parte linguistica del trattato. Di nascosto, con l’aiuto di alcuni conoscenti, iniziò a copiare il trattato con una macchina ciclostilo. Poi distribuì gli esemplari del trattato alle persone che avevano la possibilità di partire da Vilnius. In questo modo l’opera di don Sopocko giunse in varie nazioni, e soprattutto ai vescovi dell’Europa Occidentale e di tutto il mondo.
Don Sopocko, a causa della predicazione dell’idea della Divina Misericordia e a causa della divulgazione del suo culto, fu ricercato dalla Gestapo. Avvertito da un’impiegata dell’ufficio anagrafe, riuscì a sfuggire e non fu arrestato. Per maggiore sicurezza partì da Vilnius. Passato il pericolo che incombeva su di lui, tornò a Vilnius e iniziò i corsi nel seminario, dove – nonostante condizioni materiali disastrose – iniziò il nuovo anno accademico 1940/41.
Si stabilì nuovamente presso la chiesa San Michele dove già precedentemente fu collocata l’immagine di Gesù Misericordioso, circondata da una crescente venerazione di fedeli.
Il 22 giugno 1941 scoppiò la guerra tra la Germania e l’Unione Sovietica. Vilnius si trovò sotto l’occupazione tedesca. Una persecuzione particolarmente grave toccò gli ebrei. Don Sopocko ancor prima della guerra si occupava di catechesi degli ebrei che cercavano aiuto presso la Chiesa e li preparava al battesimo. Frutto di questi sforzi fu il battesimo di circa 65 persone.
Don Sopocko aiutava gli ebrei sia materialmente che spiritualmente. Aiutare gli ebrei significava esporsi a conseguenze gravissime, anche alla pena di morte. La Gestapo trovò delle tracce della sua attività e lo arrestò per alcuni giorni.
Alla fine del 1941 i tedeschi aumentarono il terrore dell’occupazione. L’ultima domenica di Avvento, a causa di una presunta epidemia, chiusero tutte le chiese di Vilnius per poi proseguire arrestando i sacerdoti. Il 3 marzo 1942 i tedeschi intrapresero un’azione generale contro il clero. Arrestarono i professori e gli alunni del seminario e quasi tutti i sacerdoti che lavoravano a Vilnius. Quando furono arrestati i sacerdoti del seminario, la Gestapo preparò un appostamento anche a casa di don Sopocko. Avvertito dalla sua inserviente, giunse in Curia Arcivescovile per informare l’arcivescovo del pericolo imminente. Chiese l’esenzione dai corsi in seminario e la benedizione prevedendo le persecuzioni e un periodo di clandestinità.
Partì da Vilnius e si recò nel convento delle Suore Orsoline che si trovava a Czarny Bór.
Le Suore lo aiutarono, sistemandolo in una casa in affitto al limite del bosco. La Gestapo lo ricercava in tutta la Lituania, chiedendo sue notizie soprattutto tra i sacerdoti e presso le case canoniche. Qualche tempo dopo, fu arrestato e internato a Mariampol anche l’arcivescovo R. Jalbrzykowski.
Nell’autunno del 1944 nonostante condizioni di vita molto difficili, l’arcivescovo Jalbrzykowski ordinò di iniziare i corsi al seminario. Dopo due anni di vita clandestina, don Sopocko tornò a Vilnius e iniziò a svolgere le mansioni che gli furono affidate. Ogni domenica, insieme a professori ed alunni, andava per le parrocchie circostanti e raccoglieva nelle campagne le offerte in prodotti agricoli che garantivano i mezzi di sussistenza agli studenti del semiario.
Don Sopocko svolgeva l’attività pastorale anche fuori Vilnius, cogliendo l’occasione per poter predicare il messaggio della Divina Misericordia. Le autorità della repubblica, nonostante l’atteggiamento antireligioso, all’inizio tolleravano l’attività pastorale dei sacerdoti. Tuttavia, man mano iniziarono a limitare il loro lavoro, specialmente la catechesi dei giovani e dei bambini. Anche se gli incontri erano clandestini, le notizie giungevano alle autorità. Don Sopocko fu convocato in commissariato. Si presentò un reale pericolo di gravi sanzioni nei suoi confronti, compresa l’eventuale deportazione in Siberia.
Contemporaneamente, nel luglio del 1947, l’arcivescovo R. Jalbrzykowski che era già a Bialystok, lo chiamò in modo provvidenziale a lavorare in Polonia. Decise quindi di partire da Vilnius al più presto, tanto più che stava per finire il periodo di transizione previsto per il rimpatrio dei polacchi che abitavano nel territorio della Lituania.
Prima della partenza, illudendosi di partire da Vilnius soltanto per breve tempo, visitò la cappella della Madre di Misericordia al Santuario di Porta dell'Aurora e alla fine di agosto del 1947, partì per Bialystok. Fu l’ultimo viaggio per la popolazione polacca che si recava in Polonia.
Giunto a Bialystok, don Sopocko si presentò davanti all’arcivescovo Jalbrzykowski per ricevere da lui le nuove mansioni Verso la fine di settembre del 1947, passò alcuni giorni a Myslibòrz, dove Jadwiga Osinska e Izabela Naborowska (le prime madri della Congregazione fondata da don Sopocko) erano agli inizi dell’organizzazione della vita religiosa comunitaria.
Fu il primo incontro con le Suore dopo la partenza da Vilnius. Da allora era rimasto continuamente in contatto con le Suore, dando loro dei consigli e appoggiandole spiritualmente. In generale, curava lo sviluppo della nuova Congregazione.
In ottobre iniziarono i corsi nel seminario. Don Sopocko conduceva gli stessi corsi di prima: catechesi, pedagogia, psicologia e storia del pensiero filosofico. Il lavoro e la presenza di don Sopocko al seminario non si limitava soltanto ai corsi. Fu anche confessore degli alunni. Molte volte, su richiesta del padre spirituale, conduceva dei ritiri spirituali per gli alunni.
Svolgeva numerose attività pastorali, religiose, sociali e didattiche. Una parte importante del suo lavoro fu l’attività di promozione della sobrietà nella società.
Il lavoro che lo impegnò di più e gli era particolarmente caro, fu l’opera di divulgazione del culto della Divina Misericordia. Fu fedele a quest’opera fino alla fine. Non si stancava nonostante le difficoltà da parte delle autorità ecclasistiche, molto prudenti nei confronti del culto che non trovava approvazione a causa delle numerose irregolarità nello sviluppo popolare e spontaneo della devozione e a causa di varie pubblicazioni che non sempre presentavano il messaggio della Divina Misericordia in maniera corretta. Don Sopocko instancabilmente correggeva gli errori e forniva le basi del culto dandone delle spiegazioni teologiche esaurienti.
Come a Vilnius, anche a Bialystok, don Sopocko fu confessore delle Suore. Confessava tra l’altro
le Suore della Congregazione delle Missionarie della Sacra Famiglia che all’epoca avevano la loro casa in via Poleska. Frequentandole intravvide la possibilità di allargare il ministero agli abitanti della zona. Grazie ai suoi sforzi, il 27 novembre 1957, nel giorno della solennità di Cristo Re, presso la casa delle Suore fu benedetta la cappella dedicata alla Sacra Famiglia.
Da pensionato, si stabilì presso le Suore, dove fino alla fine della vita si occupò del servizio pastorale per gli abitanti dei dintorni. La personalità sacerdotale di don Sopocko fu molto ricca.
La sua spiritualità e l’autorità che risultavano dalle straordinarie esperienze della sua vita, unite alla grande umiltà e al suo esempio personale, attiravano molti fedeli. Attualmente in questa casa si trova la stanza commemorativa di don Sopocko e la casa religiosa della Congregazione delle Suore di Gesù Misericordioso.
Verso la fine degli anni 50, don Sopocko intraprese l’iniziativa di costruire una chiesa, questa volta a Bialystok. Arrivò a comprare il terreno insieme alla casa, coprendo quasi la metà dei costi con i propri risparmi. Don Sopocko contava di realizzare i piani iniziati già a Vilnius, sperando di poter costruire il santuario dedicato alla Divina Misericordia. Anche questa volta fu costretto a rassegnarsi accettando il fallimento dei suoi progetti.
Don Sopocko, durante il ritiro spirituale per sacerdoti che conduceva nel 1958, ebbe una lesione del nervo facciale. Da allora, parlare ad alta voce davanti a un’auditorio grande, fu per lui una fatica che gli richiedeva molte forze. Anche l’incidente stradale di cui fu vittima a Zakopane, nel mese di febbraio del 1962, mentre partecipava al convegno dei professori di teologia pastorale, lasciò un segno sulla sua salute. In questa situazione fu costretto a andare in pensione.
Don Sopocko fu colto di sorpresa dalla pensione arrivata all’improvviso. Sempre talmente attivo, impegnato in varie attività, per la prima volta nella vita, ad eccezione del periodo in cui si nascondeva a Czarny Bór, aveva tempo illimitato a propria disposizione.
Svolgendo il ministero sacerdotale nella cappellina in via Poleska, ultimò le sue ricerche sul messaggio della Divina Misericordia. Poco tempo dopo, quando cambiò il clima che circondava il culto si dedicò al lavoro con rinnovato entusiasmo.
Avendo più tempo, si occupò di elaborare una ricerca scientifica per approfondire il messaggio della Divina Misericordia. Aveva a disposizione molto materiale raccolto prima, le ricerche già iniziate e delle nuove riflessioni. Si mise seriamente a scrivere. In effetti, preparò una serie di opere, tra le quali un posto particolare occupa il lavoro pubblicato in quattro volumi: “MISERICORDIA DI DIO NELLE SUE OPERE” (vedi frammenti della pubblicazione). Quest’opera fu tradotta in inglese e pubblicata – grazie alla generosità delle persone che avevano a cuore il messaggio della Divina Misericordia e vivevano in Occidente. Il primo volume in lingua polacca uscì a Londra nel 1959 e gli altri tre volumi a Parigi, negli anni 60.
Una circostanza importante che aumentò l’impegno di don Sopocko, fu lo sviluppo costante del culto della Divina Misericordia e l’interesse dei teologi dimostrato verso questo messaggio Uno stimolo essenziale che incoraggiava il lavoro missionario a favore della Divina Misericordia, fu l’apertura, nel 1965, del processo di informazione su Suor Faustina Kowalska, iniziato dall’arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla. Don Sopocko fu impegnato in questo processo in qualità di testimone.
Don Sopocko giunse al giublieo dei 50 e 60 anni di sacerdozio.
Durante le solennità organizzate in occasione di questi anniversari, i discorsi del festeggiato stesso furono i più edificanti. L’anziano sacerdote, logorato dal peso degli anni e dalle fatiche della vita, nonché da dolorose esperienze interiori, avvicinandosi al crepuscolo della vita, nel discorso più breve tra tutti i discorsi pronunciati quel giorno, prima espresse una profonda gratitudine a Dio per il dono del sacerdozio, e poi confessò con grande umiltà di non essere sempre stato fedele, nella sua lunga vita sacerdotale, alle mansioni che gli furono assegnate, e per questo desiderava chiedere perdono a Dio. Nello stesso tempo chiese a tutti i presenti di pregare Dio, affinché nella sua Misericordia volesse perdonargli le sue mancanze.
Secondo il parere di molti partecipanti, questa solennità fu un premio morale, arrivato con forte ritardo, nei confronti di quel sacerdote meritevole davanti a Dio, soprattutto per quanto riguardava l’opera di divulgazione del culto della Divina Misericordia.
L’unico segno di riconoscimento dei suoi numerosi meriti per la Chiesa e per la diocesi di Bialystok, fu la nomina di don Sopocko come canonico del Capitolo della Basilica Metropolitana. Questo avvenne verso la fine della sua vita, nel 1972.
Don Sopocko, in tutta la sua vita, fu uomo d’azione fondata su una solida base spirituale.
Quando l’efficienza fisica iniziò a mancare e giunsero vari malesseri, la sfera dello spirito divenne il terreno principale del suo impegno nel servizio Divino.
Le citazioni di varie letture che annotò nelle sue MEMORIE dimostrano che proprio in questo modo comprendeva il suo ultimo ministero:
"Bisogna trattare la vecchiaia come una chiamata all’amore più grande verso Dio e il prossimo. Dio nei confronti degli anziani ha dei nuovi disegni di approfondimento dell’uomo, attraverso la rivelazione a lui della propria vita interiore faccia a faccia. L’unico atto efficace di cui siamo capaci è la preghiera. In questo stato di passività attiva tutto si sta preparando, tutto si sta decidendo tutto si sta elaborando. Il Cielo sarà una recità del PADRE NOSTRO".
Sono stupita dalla grande persona del beato Michele Sopocko, del suo straordinario impegno, lo studio ,le catechesi anche in campo militare...ma soprattutto lo sguardo alla Divina Misericordia che con Suor Faustina diede a lui la possibilità conoscere non senza grande sofferenze quanto grande è l'amore Divino ,che vuole il bene della sua creatura... Infinito e imperscrutabile. Grazie Signore
RispondiEliminaRosetta Lorenzon