Quando cominciammo a scambiarci l'oplatek, regnò un sincero, reciproco affetto.
La Madre Superiora mi fece gli auguri con queste parole: «Sorella, le opere di Dio vanno adagio, perciò non abbia fretta».
In genere tutte le suore con grande affetto mi augurarono sinceramente quello che desideravo maggiormente. M'accorsi che quesri auguri provenivano veramente dal cuore, ad eccezione di una suora che, sotto i suoi auguri, nascondeva la malignità. La cosa però non mi fece soffrire molto, poiché avevo l'anima inebriata di Dio, ma m'illuminò sul perché Iddio si comunicasse così poco a quell'anima e conobbi che essa cercava sempre se stessa, perfino nelle cose sante.
Oh, quanto è buono il Signore, che non mi permette di andare fuori strada e so che mi custodirà gelosamente, ma solo fino a quando resterò piccola, poiché a Lui, Sovrano eccelso, piace intrattenersi coi piccoli, mentre i grandi li osserva da lontano e li contrasta.
Diario di Suor Faustina
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