La mattina mi sono sentita così male, che sono andata appena nella cella vicina per la santa Comunione. Non ho potuto andare alla santa Messa, mi sentivo mancare e per la stessa ragione ho fatto il ringraziamento a letto. Avevo tanto desiderato andare alla santa Messa e poi a confessarmi da Padre Andrasz, ma mi sentivo così male che non ho potuto andare né alla santa Messa né a confessarmi. Per questo motivo la mia anima ha avuto un grande dispiacere.
Dopo colazione venne da me la suora infermiera a chiedermi: «Sorella, perché non è andata alla Santa Messa?»
Risposi che non avevo potuto andarci.
Scosse la testa con aria di disapprovazione e disse: «Una festa così grande e lei non va a Messa!», ed uscì dalla mia cella.
Per due giorni rimasi a letto contorcendomi per i dolori e non venne mai a trovarmi. E il terzo giorno quando venne non mi chiese nemmeno se potevo alzarmi, ma subito con voce concitata mi domandò perché non mi ero alzata per andare alla Santa Messa.
Quando rimasi sola provai ad alzarmi, ma mi mancarono di nuovo le forze, perciò me ne restai a letto pienamente tranquilla. Tuttavia il mio cuore aveva molto da offrire al Signore, unendosi a Lui spiritualmente durante la seconda santa Messa.
Terminata la seconda santa Messa, venne di nuovo da me la suora infermiera ma questa volta col termometro, quindi come infermiera. La febbre però non l'avevo, ma ero molto malata non riuscendo ad alzarmi. E allora giù una nuova predica, che non dovevo lasciarmi vincere dalla malattia. Le risposi che lo sapevo che da noi una è considerata gravemente ammalata solo quando sta già in agonia. Tuttavia, vedendo che continuava a farmi la morale, risposi che per il momento non mi servivano esortazioni allo zelo e restai nuovamente sola nella mia cella.
Il dolore mi strinse il cuore e l'amarezza m'inondò l'anima e ripetei queste parole: «Benvenuto anno nuovo! Benvenuto calice dell'amarezza!»
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